Seadas
Buonissimo dolce sardo che pian piano ha conquistato i cuori non solo degli italiani ma è diventato celebre anche all’estero. La preparazione è un po’ laboriosa ma, vedrete, assolutamente fattibile…e poi ne vale davvero la pena perché le seadas sono una vera delizia
Difficoltà: Intermedia
Tempo: 55'
Costo: Basso
- 115 gr farina tipo 00
- 1 pizzico sale
- 65 gr acqua
- 45 gr strutto o sugna
- 400 gr pecorino freschissimo
- 2 limoni solo la scorza grattugiata
- 1.5 lt olio di semi di arachidi
- q.b. miele di castagno o corbezzolo
Preparazione
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Unisci la farina e lo strutto. Impasta gli ingredienti per formare delle briciole. Aggiungi a filo l’acqua con disciolto il sale e impasta. Forma un panetto, rivestilo con pellicola e fallo riposare per mezzora. Per il ripieno, sbriciola il formaggio con le dita o una grattugia con i fori a julienne.
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Unisci al formaggio la scorza di limone grattugiata. Tira l’impasto, piegandolo più volte e arrivando allo spessore di 2-3 mm. Con un coppapasta tondo di 10 cm ricava dei dischi. Al centro di ognuno metti il formaggio premendolo un po’ con le mani, poi ricopri con un altro disco.
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Con le dita elimina l’aria, quindi chiudi i bordi con una forchetta. Friggi le seadas fino a quando saranno piene di bolle. Scolale, cospargile con il miele e spolverizzale con lo zucchero a velo: servile caldissime!
Il consiglio dello Chef
'Io ho usato del pecorino freschissimo, ma in realtà sarebbe necessario un pecorino non stagionato e piuttosto acidulo che, tuttavia, si trova solo in Sardegna. Il segreto è che deve essere appunto freschissimo e acidognolo al punto da filare dopo la cottura: un tempo, per farlo inacidire le donne sarde lo avvolgevano in un panno umido e lo lasciavano riposare per almeno due giorni prima di usarlo'
Curiosità: Le Seadas sono considerate un dolce esclusivamente perché cosparsa di miele e zucchero, ma in origine erano considerate un secondo piatto. In passato in fatto erano un gustoso e nutriente piatto di benvenuto con cui le donne sarde, specie in Barbagia, accoglievano i loro pastori al rientro dai periodi di transumanza. Un piatto ancora in uso, proprio nella sua versione salata, in alcuni dei paesi dell’entroterra sardo